27 apr 2018

Un ragazzo normale




TITOLO: Un ragazzo normale
AUTORE: Lorenzo Marone
GENERE: Romanzo
PREZZO: 16,50 euro
PREZZO EBOOK: 9,99 euro
CASA EDITRICE: Feltrinelli

TRAMA
Per Domenico, Napoli è una sottospecie di Gotham City. Con una grande differenza: non ci sono eroi pronti a difendere gli abitanti, non c'è nessuno che si aggira per le strade a bordo di una Batmobile a caccia di criminali. Ci sono solo uomini normali, alcuni buoni e altri meno, alcuni pericolosi e altri determinati a costruire una città migliore e più sicura. Eppure lui agli eroi ci crede, ed è convinto che prima o poi uno si farà avanti.
Ha dodici anni, Domenico, detto Mimì. Vive nel quartiere del Vomero con la sua famiglia di sette persone – due genitori, due nonni, una sorella più grande e uno zio – in un bilocale di pochi metri quadrati dove puoi avere un po' di privacy solo se ti rinchiudi in bagno. Ma a lui va bene così, perché l'aria e la libertà le ha trovate nei libri di avventura e nei fumetti di supereroi che legge fin da piccolo e che gli hanno insegnato a sognare e a lasciare libera l'immaginazione. Ha tantissime passioni: ama cercare paroloni strani sul vocabolario da usare per far colpo sugli altri; ama le grandi imprese spaziali e gli uomini che le hanno compiute; ama le avventure di Jim Hawkins e la forza di volontà del ragazzino di Karate Kid; e ama Viola, la sua vicina di casa.
Nella sua vita tutto procede con tranquillità, senza colpi di scena o grandi cambiamenti. Fino al 1985. Mentre gli italiani trascorrono le serate guardando Pippo Baudo in tv e i napoletani festeggiano l'arrivo ufficiale di Maradona nel Napoli, Mimì incontra Sasà, un ragazzino che sogna di diventare un calciatore e che diventerà il suo più grande amico. Passeranno insieme giornate intere, giocheranno a pallone per strada, scopriranno il gusto di commettere piccole bravate e inizieranno a muovere i primi passi verso l’adolescenza.

RECENSIONE
Partiamo male, anzi malissimo solo col titolo. “Un ragazzo normale” è già discriminante, e questo non mi aiuta a leggere questo romanzo.
Doveva essere serio.
Dico doveva in quanto parlava indirettamente di Giancarlo Siani, giornalista ucciso dalla mafia nel 1985. Mimì doveva essere un narratore strumento per mettere in prima fila la vera figura protagonista del romanzo, cioè Siani.
Poi qualcosa tra l’intento e l’azione deve essersi persa e il risultato è un romanzo di una banalità assoluta, così piatto e poco sentito che ho fatto fatica a finire di leggerlo complice anche il fatto che sia scritto metà in italiano e metà in napoletano, e io non sopporto questo genere di scrittura dialettale quando è troppo abusata.
E dire che anche questo romanzo, come tanti altri che purtroppo non mi sono piaciuti, aveva ricevuto tantissime critiche positive (alcune persino da blogger che si autodefiniscono “di un certo spessore”)...
Fa niente.
Parliamo dello stile?
Anzitutto basta con questo “prima persona singolare, tempo indicativo presente”: ma che ca**o fai, scrivi mentre vivi l’azione? 
Sei un idiota o ci fai dentro?
Non mi è piaciuto perché occhieggia ad un’ironia forzata, socialmente corretta ma finto scorretta, con troppi dialettismi inseriti tanto per far sentire il lettore a Napoli e frasi fatte buttate lì ogni tanto.
Non parliamo poi dell'idea di sottofondo "gli italiani appoggiano tutti la mafia" (andate a pagina 142 del libro e leggete la frase su Ninni Cassarà, se non ci credete).
Cosa mi resta di questo libro?
La sensazione di aver buttato via tempo e soprattutto soldi.

“Mentre l’agente mi dà le spalle e continua la ricerca della chiave del portone, un gatto rosso che mi fissa dal tettuccio di un’auto mi ruba un sorriso malinconico. Di fronte a me svetta, silenzioso e immobile, il grande murale che parla di Giancarlo Siani, su quella parete che un tempo accoglieva anche il mio nome, il muro che ha visto tutto.”

GIUDIZIO
Assolutamente senza emozioni.


20 apr 2018

Piccole grandi bugie



 
TITOLO: Piccole grandi bugie
AUTORE: Liane Moriarty
GENERE: Thriller
PREZZO: 16,58 euro
PREZZO EBOOK: 9,99 euro
CASA EDITRICE: Mondadori

TRAMA
Una cittadina di provincia come tante, fatta di villette, giardini con i giochi e piscine gonfiabili, famiglie sorridenti, madri che chiacchierano all'uscita della scuola. Un luogo in cui è spontaneo conversare con i vicini e trovarsi per una grigliata dietro casa nei pomeriggi estivi. E facile per Madeline, Celeste e Jane diventare amiche. Anche se non potrebbero essere più diverse, e non possono dire di conoscersi davvero. Madeline è divertente e caustica, si ricorda tutto e non perdona nessuno. Il suo ex marito si è appena trasferito con la giovane moglie e la figlioletta nelle vicinanze e, quel che è peggio, la sua primogenita adolescente è già totalmente conquistata dalla nuova matrigna. Com'è possibile? si tormenta Madeline. Celeste è quel genere di bellezza che tutti si voltano a guardare quando cammina per la strada, ha due gemelli e un marito adorabile e bello quanto lei, sono ammirati da tutti, specialmente dai genitori della scuola dei figli. Tanta fortuna non potrebbe avere un prezzo? E quanto sarebbe disposta a pagare, si domanda Celeste. E poi c'è Jane, che si è appena trasferita in città. Una mamma single provata da un passato di tristezze, piena di dubbi e segreti che riguardano suo figlio. Madeline e Celeste prendono subito Jane sotto la propria ala protettrice, senza capire quanto il suo arrivo, e quello del suo imperscrutabile bambino, stia per cambiare per sempre le loro vite. Senza rendersi conto che a volte sono le bugie più piccole, quelle che raccontiamo a noi stessi per sopravvivere, che possono rivelarsi le più pericolose...

RECENSIONE
Alzi la mano chi conosceva Liane Moriarty prima della serie tv di Sky Atlantic “Big Little Lies”.
Forse nessuno.
Non perché la Moriarty non sia una brava scrittrice, ma perché come spesso accade è passata in sordina fino al boom televisivo, tanto è vero che questo libro è del 2014 ma è arrivato in vetta alle classifiche solo dopo tre anni.
Il libro in sé non è scritto male, anzi ha il pregio di tenerti sempre sulla corda.
Non fosse che purtroppo salta di palo in frasca, letteralmente. Ogni capitolo inizia con una situazione e si conclude senza asterischi, senza separazioni, senza nulla che fa presagire un cambiamento, con una situazione spazio temporale completamente diversa.
Soprattutto, ammettiamolo, è brutto leggere questo genere di cose:
“Tizio: ho detto questo e fatto questo.
Caio: io ho fatto quest’altro.”
E poi la narrazione che riprende come se niente fosse.
Un libro è un libro, non è metà copione teatrale e metà romanzo.
Questa è l’unica cosa che ha urtato i miei nervi di lettrice e che toglie due punti al libro, diciamo che se fosse un compito in classe il voto sarebbe 8 su 10.
Per il resto ci siamo in pieno.
Belli i personaggi, ottima l’ambientazione, ritmo serrato.
Il classico best seller all'americana, ma riletto in una piacevole chiave australiana.
C’è anche quella sottile isteria a metà fra Desperate Housewives e e Olivia Goldsmith, autrice de “Il club delle ex mogli” che fa tanto donna contemporanea costretta a cavarsela fra lavoro e famiglia, sempre perfettina (il genere di donna che non sarò mai).
E poi il botto finale, quello che non ti aspetti e ti fa dire “sì, ho fatto bene a leggere tutto il libro”.
Insomma, davvero un buon thriller.

“Come la chiamano? La guerra delle mamme.”

GIUDIZIO
Promosso ma senza lode. 

9 apr 2018

Blog in gita



Ragazzi, questa settimana non pubblicherò perché vado in gita scolastica!
Ci rileggiamo la prossima settimana!


6 apr 2018

La canzone di Achille




TITOLO: La canzone di Achille
AUTORE: Madeline Miller
GENERE: Romanzo storico
PREZZO: 19 euro
PREZZO EBOOK: 12,99 euro
CASA EDITRICE: Sonzogno

TRAMA
"Dimenticate la violenza e le stragi, la crudeltà e l'orrore. E seguite invece il cammino di due giovani, amici prima e poi amanti e infine anche compagni d'arme - due giovani splendidi per gioventù e bellezza, destinati a concludere la loro vita sulla pianura troiana e a rimanere uniti per sempre con le ceneri mischiate in una sola, preziosissima urna. Madeline Miller, studiosa e docente di antichità classica, a cui la dottrina non ha limitato o spento la fantasia creatrice, rievoca la storia d'amore e di morte di Achille e Patroclo, piegando il ritmo solenne dell'epica alla ricostruzione di una vicenda che ha lasciato scarse ma inconfondibili tracce: un legame tra uomini spogliato da ogni morbosità e restituito alla naturalezza con cui i Greci antichi riconobbero e accettarono l'omosessualità. Patroclo muore al posto di Achille, per Achille, e Achille non vuole più vivere senza Patroclo. Sulle mura di Troia si profilano due altissime ombre che oscurano l'ormai usurata vicenda di Elena e Paride." (Maria Grazia Ciani)

RECENSIONE
Se potessi descrivere questa mia esperienza di lettura in poche parole allora direi “sono stata un’imbecille”.
Proprio così, senza tanti fronzoli.
Anzitutto perché ho pensato di continuare a leggere il libro  nonostante sia stato scritto (con i piedi) in prima persone e al presente indicativo.
E poi perché ho cercato davvero di amare questo libro, di convincermi che andava letto visto che era stato esaltatissimo così come la sua autrice che vanta titoloni di studio e una grande conoscenza della Storia antica.
Il guaio è che questa era una battaglia persa in partenza ma ho iniziato lo stesso questo libro con le migliori intenzioni  e il risultato è che mi ha deluso altamente.
Ma proprio tanto.
Specie perché i libri storici sono uno fra i miei generi preferiti e dopo la splendida esperienza avuta con gli romanzi del genere che ho letto (Nel tuo nome di Francesca A. Vanni, Il nome della Rosa di Umberto Eco e La contrada dei tagliatori di pietra di Flavia Guzzo) mi aspettavo che la professoressa Madeline Miller non tradisse le mie aspettative.
Infatti non le ha tradite, le ha proprio rovinate in toto.
Anzitutto quando ci si confronta con la Storia, con il mito... insomma, con il passato, bisogna farlo con reverenza e con il giusto approccio, non certo con l’intento di scrivere un banalissimo romanzetto m/m al fine di sventolare ai quattro venti l’amore gay di Achille e Patroclo di cui ormai sanno anche i sassi.
Io volevo la guerra di Troia, volevo la passione, il tradimento, la lotta, l’amicizia, l’amore e la morte, il riscatto... cazzo, volevo gli eroi, volevo sentire il sangue scorrere nelle vene e il cuore battere all’impazzata, volevo l’accuratezza nelle descrizioni, l’avventura...
Ma non c’erano.
Patroclo è la classica “figura gay femminilizzata” (magari l’autrice non sa/non ricorda che invece era un grande guerriero) ridotto a voce narrante piatta e stupida che sbava dietro ad un Achille che sembra la versione cretina di Thor dei film Marvel.
Gli altri eroi sono macchiette, figure comiche (grazie per aver ridicolizzato Odisseo, che io adoro) e insulse che fanno parte di uno scenario inutile.
Lo stile? Piattissimo, insulso, banale.
Questa non è l’Iliade, con le sue passioni straordinarie ed umane, è un romanzo rosa gay (un m/m appunto) scritto da qualcuno che possiede un altisonante titolo di studio ma non si è applicato abbastanza per creare un’opera degna di entrare nell’Olimpo dei libri storici.
A questo punto rivaluto l’idea di prendere nuovamente in considerazione la Yourcenar: noiosa per noiosa, rea di aver spersonalizzato Adriano per parlare di sé, ma almeno bravissima e accurata in tutto.

“Resto a guardare mentre mio padre prende la ghirlanda che tengo in grembo e lo incorona; sui suoi capelli luminosi, le foglie sembrano quasi nere. Suo padre, Peleo, viene a prenderlo, sorridente e orgoglioso. Il regno di Peleo è più piccolo del nostro ma corre voce che sua moglie sia una dea, e la sua gente lo ama. Mio padre lo osserva invidioso. Perché sua moglie è un’idiota e suo figlio è troppo lento per gareggiare persino con i ragazzi più giovani. Si volta a guardarmi.
«È così che dovrebbe essere un figlio.»
Sento le mani vuote senza la ghirlanda. Guardo re Peleo abbracciare suo figlio. Vedo il ragazzo lanciare la ghirlanda in aria e prenderla al volo. Ride, e il suo volto è illuminato dalla vittoria.”

GIUDIZIO
Cazzate che si sprecano.